Il riflettore di Marsiglia image
01/06/2018
 
Gli episodi singolari, insoliti, controversi, che esulano dal gioco in quanto tale sono vecchi quanto il calcio. Un evento ancora oggi molto discusso e contestato è il famoso (o famigerato?) ritiro del Milan dalla partita di Coppa dei Campioni contro l' Olympique Marsiglia, il 20 marzo 1991. Capire l’accaduto richiede un breve passo indietro nel tempo.
Il Milan costruito da Berlusconi a suon di dobloni ed affidato a Sacchi allineava una squadra fortissima: Baresi, Maldini, Ancelotti, Donadoni, Gullit, Van Basten... Quella formazione, dopo aver vinto lo scudetto contro il Napoli di Maradona, aveva raggiunto due volte il tetto d’Europa e del mondo.
Il primo e decisivo titolo di campioni d’Europa, che aveva permesso di ottenere gli altri, era però stato condizionato in modo determinante da un evento fortuito. Al secondo turno il Milan aveva giocato contro la Stella Rossa di Belgrado. Dopo l’1-1 di Milano, al ritorno in Jugoslavia il Diavolo perdeva 1-0 e giocava con un uomo in meno. Scese però all’ improvviso una nebbia fittissima, che impose la sospensione della partita. Quando fu rigiocata, ripartendo dallo 0-0 ed in 11 contro 11, il Milan passò il turno. Se la nebbia non fosse scesa difficilmente il Milan avrebbe potuto salvarsi, a 33’ dal termine con un uomo in meno e in totale affanno. Senza questo evento del tutto accidentale e fortunatissimo, lo squadrone di Sacchi non avrebbe rigiocato e vinto la partita, non avrebbe mai vinto la coppa dei Campioni contro la Steaua e nemmeno ottenuto il diritto di disputarla e vincerla di nuovo l’anno dopo. Lo stesso si deve dire per le due coppe Intercontinentali vinte contro Nacional Medellin e Olimpia Asunción.
Nel 1991 il Milan, ancora campione d’Europa, giocò contro l'Olympique Marsiglia.
Questa squadra all’epoca era assai temuta, aveva infatti in rosa giocatori di grande qualità come
Abedi Pelé, che fu 3 volte Pallone d'Oro africano (nel 1991, 1992 e nel 1993), Jean-Pierre Papin, che vinse il Pallone d'Oro 1991, il nazionale brasiliano Carlos Mozer, l'ala della nazionale inglese Chris Waddle, il poderoso difensore della nazionale francese Basile Boli e altri ancora. L’anno precedente la compagine transalpina era stata eliminata in semifinale dal Benfica (poi sconfitto a fatica dai milanesi in finale) grazie ad una rete segnata con una mano. Ora incontrava Sacchi e i suoi campioni ai quarti di finale. L’andata a San Siro era finita 1-1, ma il Marsiglia aveva dominato gli avversari ed aveva anche colpito due pali. L’allenatore milanista aveva ammesso di aver avuto paura durante l’incontro. Il gioco del Milan, tipico di Sacchi, oramai prevedibile, era stato disarticolato dalla maggiore inventiva dei marsigliesi. Il “pressing” prediletto dal tecnico voluto da Berlusconi era dispendioso ed aveva portato i calciatori milanisti ad avere la lingua in fuori, con avversari che correvano il doppio.
La trasferta di Marsiglia si preannunciava quindi cupa.  La partita del  20 marzo 1991, al Velodrome, sarà però ricordata per l’illuminazione del campo ed il ritiro del Milan. I francesi dimostrano migliore condizione atletica ed un superiore assetto tattico. Il Milan apparve invece stanco e disordinato. Dovrebbe segnare, perché solo vincendo passerebbe il turno, oppure pareggiando 2-2, dato il risultato dell’andata, ma appare privo di energie ed idee.
 Al 75’ il Marsiglia segna con Waddle: scarsa e debole la reazione dei pupilli del Cavaliere. La partita si trascina, contratta e nervosa, senza che Sacchi riesca a raddrizzarla e con i suoi calciatori che appaiono scoraggiati. A tempo quasi scaduto, all’87’, accadde l’imprevedibile. Uno dei quattro riflettori del Velodrome si spense e l' arbitro, lo svedese Karlsson, sospese temporaneamente la partita.
Il Milan stava nuovamente per essere baciato dalla dea bendata? Dopo la nebbia di Belgrado, il riflettore di Marsiglia? I calciatori del Milan, si rifiutano di proseguire adducendo la scarsa luminosità. Ma il riflettore poco dopo riprende a funzionare, anche se solo a metà circa della sua capacità. D’altronde, ne esistono altri tre correttamente funzionanti. Anche se l’illuminazione è un poco diminuita, la visibilità è comunque ottima e si potrebbe tranquillamente giocare. Tale è il parere pure del direttore di gara, che comanda di riprendere il gioco. Intanto Silvano Ramaccioni, dirigente accompagnatore del Milan, intervistato in quel momento a bordo campo dichiarò: "Se il riflettore non si accende entro 45 minuti la partita è vinta 3-0 a tavolino". Passano una ventina di minuti e la luce torna completamente ma nel frattempo Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan arrivato dalla tribuna, si rivolge ai suoi calciatori e li invita ad abbandonare la partita con gesti plateali e urla: "la decisione la prendo io, tutti fuori". I giocatori milanisti allora se ne vanno. L’arbitro non può che prendere atto dell’accaduto e proclamare la fine.
Il seguito della partita fu una serie di dichiarazioni e controdichiarazioni di Berlusconi, Galliani, Sacchi e giocatori milanisti da una parte, con tentativi di scusarsi e difendersi, e di commenti sdegnati di buona parte dell’Europa calcistica dall’ altra. L’accusa rivolta al Milan fu di aver cercato di approfittare della circostanza, un riflettore parzialmente guasto, per invalidare una partita in cui si stava perdendo, con eliminazione matematica, all’87’. I giudici Uefa per questo fatto diedero al Milan un anno di squalifica dalle coppe e due anni a Galliani, il quale affermò, e c'è da credergli, che gli era sembrato un segno del destino come la nebbia a Belgrado.
 
Marco Dellamula
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