Michele Andreolo: Vita, carriera e aneddoti sul campione del Mondo 1938 image
15/05/2018
 
Miguel Ángel Andriolo Frodella, italianizzato in Michele Andreolo, nacque a Carmelo, 6 settembre 1912 e ci lasciò a Potenza il 14 maggio 1981. Uruguaiano naturalizzato italiano, di ruolo centromediano, fu campione del Mondo nel 1938 con la Nazionale italiana.
 
Abbiamo contattato il figlio Raimondo, nato in Basilicata, il quale ci ha raccontato aneddoti appassionanti e ci ha fornito questa foto inedita scattata a casa sua.
 
Non alto (1.70) ma con un gran colpo di testa, atletico, forte fisicamente e con un tiro micidiale, Andreolo era capace di fermare impetuosamente il centravanti avversario, di sostenere il gioco dei compagni e di allargarlo con lunghi e precisi lanci; insomma fu un grandissimo centromediano metodista cioè l'uomo che giocava sul centravanti avversario e una volta riconquistata la palla faceva ripartire l'azione. Aveva un innato senso della manovra e, da buon uruguaiano, grande sagacia tattica e “Garra Charrùa” tipica della scuola uruguagia appunto.
 
Nacque a Carmelo e crebbe a Dolores, ma i suoi genitori erano di Valle dell'Angelo in provincia di Salerno. Miguel Andreolo, conosciuto in Uruguay anche come Miguel Andriolo, come lui stesso si firmava nei documenti ufficiali, esordì come calciatore nella squadra locale del Libertad F.C..
 
Questo piccolo club uruguagio ha fatto erigere una statua in suo onore nei pressi del suo campo.
 
"El chivo" ovvero "il capretto", soprannome che gli fu affidato per i suoi ottimi colpi di testa, venne ingaggiato dal Nacional. Con il glorioso club di Montevideo vinse due titoli nazionali, nel 1933 e nel 1934, diventando presto un pilastro della squadra e un beniamino della tifoseria. Il 25 agosto del 1934, faceva parte dell'undici titolare che affrontò nella finale di campionato il Peñarol. L'incontro passò alla storia come "el clásico de los 9 contra 11", il Nacional, si laureò poi campione uruguaiano, giocò 84 minuti in 9 uomini; finì 0-0. Michele venne convocato nella nazionale uruguagia per il Campeonato Sudamericano de Football 1935. La Celeste vinse il torneo ma Andreolo non giocò mai. Il suo ruolo era occupato da un campione già affermato: Lorenzo Fernández, vincitore dell'oro olimpico nel 1928 e del Campionato mondiale 1930.
 
Nei primi giorni di aprile del 1935, quando mancavano ancora nove domeniche al termine del campionato, il centrocampista del Bologna Francisco Fedullo scappò con la nave Nettunia in Uruguay appena seppe che il padre era gravemente malato. Il giocatore contattò il presidente Renato Dall'Ara chiedendo di perdonarlo; tuttavia non fece in tempo a riabbracciare il vecchio genitore.
Il numero uno rossoblu accettò le scuse chiedendo a Fedullo di portargli un talento e mandò Filippo Pascucci, allenatore delle giovanili, a prelevare Francisco. I due tornarono (a maggio a bordo del transatlantico Oceania) con un giovanotto di nome Miguel.
Con la maglia del Bologna "el chivo" vinse ben quattro scudetti e anche a livello internazionale le sue prestazioni coi felsinei furono rilevanti: nella Coppa dell'Europa Centrale 1939 per esempio, epici furono i suoi duelli con il grande centravanti György Sárosi del Ferencváros alto ben 1,86. Nel 1937 si distinse nella conquista del Torneo Internazionale dell'Expo Universale di Parigi, dove il Bologna battè in finale il Chelsea con un perentorio 4-1.
Durante il secondo conflitto mondiale vinse il Campionato romano di guerra 1943-1944 giocando con la Lazio. Finito il periodo bellico giocò con il Napoli in Serie A e con Catania e Forlì in Serie C.
 
Nella sua carriera non scese mai in campo con l'Uruguay. Fu convocato per la prima volta nella Nazionale italiana guidata da Vittorio Pozzo 17 maggio 1936 per una gara amichevole contro l'Austria a Roma, svoltasi il 17 maggio 1936 e divenne subito titolare inamovibile. Diventò Campione del Mondo nel 1938 in Francia, giocando tutte le partite, dove gli azzurri batterono in ordine: Norvegia, Francia, Brasile e Ungheria.
Proprio durante la finale mondiale vinta contro la nazionale magiara, Michele perse sul campo una medaglietta che le aveva regalato la madre prima che lui partisse per l'italia nel 1935. La sera gli azzurri tornarono in campo tutti assieme e la medaglietta a cui Miguel teneva tantissimo fu fortunatamente ritrovata; e così la vittoria mondiale potè essere finalmente festeggiata in un music-hall di Parigi dove gli azzurri assistettero allo spettacolo di Josephine Backer, una delle stelle piu' in voga in quel momento.
Michele chiuse nel 1942 la carriera in Nazionale con 26 presenze e un gol.
 
Una volta terminata l'attività da calciatore, il grande Michele intraprese quella di allenatore, guidando il Marsala e il Taranto. “El Chivo” allenò anche le giovanili del Potenza e nella città lucana si trasferì, si sposò e mise su famiglia.
 
Giovanni Fiderio
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